La professione di consulente del lavoro, oggi, offre numerosi sbocchi: questo professionista non si limita, difatti, all’elaborazione delle buste paga ed agli adempimenti fiscali e previdenziali connessi alla gestione del rapporto lavorativo, ma i settori in cui opera sono molto più numerosi.
Si va dalla tenuta della contabilità aziendale ed alla redazione del bilancio, alla possibilità di redigere e inviare le dichiarazioni fiscali (modello 730, Redditi, 770…), dalla possibilità, dopo aver frequentato appositi corsi, di occuparsi della salute e della sicurezza sul lavoro, all’ambito previdenziale (calcolo pensione, contenzioso Inps…), dall’asseverazione in materia di contratti di lavoro alla consulenza tecnica di ufficio o di parte, sino alla formazione del personale.
Il consulente del lavoro, per le aziende, è la figura chiave in tutti gli aspetti che riguardano la gestione del personale, e si interfaccia, in qualità di intermediario, con gli enti competenti, come Inps, Inail e sindacati.
Diventare consulente del lavoro, però, non è semplice: è necessaria innanzitutto una laurea nell’ambito economico-giuridico; conseguita la laurea, bisogna svolgere un praticantato presso un professionista abilitato; terminato il praticantato, bisogna infine affrontare un esame di Stato.
Ma procediamo per ordine e vediamo, nel dettaglio, come si diventa consulente del lavoro.
Come si diventa consulente del lavoro?
Con quali lauree si diventa consulente del lavoro?
Praticantato del consulente del lavoro
Esame di Stato del consulente del lavoro
Che cosa succede dopo che si supera l’Esame di Stato?
Con quali lauree si diventa consulente del lavoro?
Per diventare consulente del lavoro bisogna conseguire una delle seguenti lauree:
laurea triennale o quinquennale in Giurisprudenza, Economia, Scienze Politiche;
diploma universitario o la laurea triennale in Consulenza del Lavoro;
laurea quadriennale in Giurisprudenza, in Scienze Economiche e Commerciali o in Scienze Politiche.
Nello specifico, secondo la Legge n. 12/1979 che regola la professione, occorre possedere una laurea triennale o quinquennale in uno dei seguenti insegnamenti:
Scienze dei servizi giuridici;
Scienze politiche e delle relazioni internazionali;
Scienze dell’economia e della gestione aziendale;
Scienze dell’amministrazione;
Scienze economiche;
Scienze giuridiche.
Le lauree specialistiche devono essere basate su questi insegnamenti:
Giurisprudenza;
Scienze dell’economia;
Scienze della politica;
Scienze delle pubbliche amministrazioni;
Scienze economico-aziendale;
Teoria e tecniche della formazione e dell’informazione giuridica
Praticantato del consulente del lavoro
Dopo aver conseguito la laurea, il passo successivo è svolgere il praticantato: si tratta di un tirocinio non superiore ai 18 mesi, presso lo studio di un consulente del lavoro o di uno dei professionisti indicati dall’art. 1 della legge 12/1979.
Gli altri professionisti presso cui si può svolgere il praticantato sono:
gli iscritti negli albi degli avvocati;
gli iscritti negli albi dei dottori commercialisti;
gli iscritti negli albi dei ragionieri.
Questi professionisti, però, per svolgere gli adempimenti in materia di lavoro e previdenza devono darne comunicazione agli ispettorati del lavoro nel cui ambito territoriale intendono operare.
Il praticantato è necessario per poter accedere all’esame di Stato ed essere così inseriti nell’Albo di categoria.
L’aspirante consulente deve, inoltre, iscriversi al registro dei praticanti, ed attestare mediante un apposito fascicolo le attività svolte durante il periodo di tirocinio presso lo studio accreditato.
Esame di Stato del consulente del lavoro
Terminato il praticantato, e ottenuto dal proprio ordine provinciale il certificato di compiuta pratica (per ottenere questa certificazione possono essere richiesti degli elaborati scritti dall’ordine), ci si può iscrivere all’esame di Stato per abilitarsi all’esercizio della professione e iscriversi all’Ordine dei Consulenti del Lavoro e al relativo Albo professionale.
Sono previste due prove scritte e una orale:
la prima prova scritta, o prova teorica, è un elaborato sul diritto del lavoro e sulla legislazione sociale; il candidato ha a disposizione 7 ore di tempo e può utilizzare testi giuridici non commentati;
la seconda prova, o prova teorico-pratica, verte sul diritto tributario (può trattarsi dell’elaborazione commentata di un cedolino paga, di una dichiarazione dei redditi…); anche in questo caso, il candidato ha a disposizione 7 ore di tempo e può utilizzare testi giuridici non commentati;
la prova orale verte sulle seguenti materie e gruppi di materie:
1) diritto del lavoro;
2) legislazione sociale;
3) diritto tributario;
4) elementi di diritto privato, pubblico e penale;
5) nozioni generali sulla ragioneria, con particolare riguardo alla rilevazione del costo del lavoro ed alla formazione del bilancio.
Che cosa succede dopo che si supera l’Esame di Stato?
Superato l’Esame di Stato, ci si può iscrivere all’Albo dei consulenti del lavoro della provincia a cui si appartiene: nello specifico, è necessario aprire la partita Iva, pagare la tassa d’iscrizione all’Ordine Nazionale ed all’Ordine Provinciale dei consulenti del lavoro, aprire una casella pec apposita, munirsi del tesserino Dui ed iscriversi all’Enpacl, l’ente previdenziale di categoria).
Ogni biennio è necessario adempiere alla formazione continua obbligatoria, conseguendo almeno 50 crediti formativi professionali (partecipando a corsi, seminari, scrivendo articoli e testi per riviste specializzate, insegnando presso corsi inerenti alle materie di competenza…).
Fonte : https://www.money.it/Come-si-diventa-consulente-del